È un albero spogliante di media grandezza (fino a 18-22 m), originario dell’America settentrionale dove è spontaneo in luoghi umidi e acquitrinosi, introdotto in Europa nel XVIII secolo per il portamento e l’aspetto ornamentale. Le foglie sono semplici, ad inserzione alterna, lunghe fino a 15 cm e larghe fino a 12, ovaliformi e profondamente lobate. In condizioni ideali di terreno presentano un colore verde intenso in entrambe le pagine, che diventa rosso fiammeggiante in autunno. Nei rami più giovani permangono sulla pianta anche nel periodo invernale. I fiori maschili, poco appariscenti, sono lunghi amenti penduli, di colore giallo pallido; quelli femminili, singoli o a coppie, di colore bianco-verdastro, sono portati da un corto peduncolo. I frutti sono piccole ghiande emisferiche, lunghe fino a 1,5 cm, con la cupola liscia, dapprima verdi poi brunastre a maturazione. Il sapore è molto amaro a causa del contenuto in tannino.
Consigli di coltivazione
È una specie rustica, resistente al freddo, non molto longeva. Di facile coltivazione, vuole terreni con pH acido (non tollerando quelli calcarei, dove può andare incontro a clorosi), umidi e freschi. Predilige climi con estati fresche e inverni piovosi: soffre in climi troppo caldi e asciutti. Accetta posizioni semiombreggiate. Come tutte le querce, può essere soggetta a carie del legno e può subire attacchi di afidi, cerambice e processionaria.
Da non dimenticare
La quercia palustre, oltre che come pianta da ombra e da alberatura stradale, può essere utilizzata anche in selvicoltura per il buon rendimento in legname e per la resistenza al mal bianco. L’impianto va effettuato solo se c’è spazio sufficiente per lo sviluppo della chioma.
